L´arrivo del 5 figlio è stato uno shock. L´ultima nata ormai era cresciuta e avevo trovato da poco un lavoro buono
Sono una mamma straniera. Ho 37 anni e 5 figli.
Sono arrivata in Italia nel ´95 ho dovuto lasciare mio figlio di un anno mentre mio marito era in un´altra nazione a lavorare. Mio marito ed io siamo laureati ma siamo stati costretti ad emigrare.
Qui ho iniziato a lavorare come colf. Dopo qualche tempo mio marito, rimasto senza lavoro, si è convinto a raggiungermi. Per lui non è stato facile adattarsi a lavori più umili. Si è sentito tanto degradato. Non è stato facile nemmeno per noi come coppia, spesso litigavamo.
La seconda figlia è nata in Italia. Poi l´abbiamo portata nel nostro paese ed è cresciuta con il fratello più grande. Per noi non è stata una scelta facile, ma dovevamo lavorare per restituire il debito che avevamo fatto per venire in Italia.
Appena è stato possibile però abbiamo preso con noi i nostri figli e abbiamo cominciato a vivere come una vera famiglia. Le difficoltà non sono mai mancate.
Quando è arrivata la 3° figlia ho perso il lavoro perché la gravidanza si presentava difficile. Sono stata costretta a rimanere a casa e mi è venuta la depressione. Ero sola e non avevo nessuno che mi aiutava. La gente che incontravo mi prendeva in giro dicendomi che ero straniera e che facevo troppi figli. Questo mi faceva sentire molto a disagio.
Quando mi sono accorta di aspettare un quarto figlio sono entrata in crisi. Era passato poco tempo dall´ultima gravidanza e l´esperienza fatta era stata dura. Temevo quanto avrebbe detto la gente; i problemi che avrei dovuto affrontare con il suo arrivo. Tanti mi dicevano: “Fai l´aborto: ancora non è un bambino ma un mucchietto di sangue...”. Ero confusa. Dovevo decidere da sola perché mio marito era preoccupato ma non mi diceva nulla.
Ho cercato aiuto e mi hanno indicato il Segretariato Sociale per la Vita di Roma. Quando ho incontrato loro finalmente mi sono sentita capita e non giudicata; aiutata anche a risolvere i miei problemi pratici. Non posso scordare quando una di loro mi ha fatto vedere come era fatto il bambino che aspettavo. Dalle foto capivo che chi mi diceva di abortire si sbagliava: il mio bambino non era un mucchietto di sangue!
Sono tornata a casa più tranquilla, ho parlato a mio marito e abbiamo deciso di accogliere anche questo figlio. Il Segretariato è diventato per me un punto di riferimento importante, un sostegno più morale che materiale.
L´arrivo del 5° figlio è stato uno shock.
L´ultima nata ormai era cresciuta e avevo trovato da poco un lavoro buono. La vita stava riprendendo per tutti in modo regolare ... Sono corsa subito al Segretariato: non volevo abortire, non volevo andare contro le leggi di Dio, ma non volevo nemmeno ripetere tante brutte esperienze.
Ero sempre più intimorita da quello che avrebbe detto la gente ... Ho trovato aiuto e sostegno dal Segretariato che mi ha seguito ancora più da vicino.
Tutti mi dicevano che avrei fatto meglio ad abortire: amici italiani e connazionali. Anche persone che lavoravano in strutture sanitarie.
Ho provato a farmi entrare in testa questa cosa anche se sono una cristiana, ma non ci sono riuscita ...
È stato proprio un brutto periodo anche perché ho dovuto lasciare il lavoro.
Con il sostegno anche materiale del Segretariato e del Progetto Gemma, sono riuscita a superare questo momento e ad affrontare i problemi con più decisione e forza.
Così ho trovato aiuti inaspettati anche dai miei datori di lavoro che hanno capito la mia situazione.
Il tempo della gravidanza l´ho trascorso a casa con i miei bambini e ad aiutare mio marito nel suo lavoro. Poi ho deciso di riprendere a studiare: ho seguito un corso ed ottenuto un titolo di studi italiano.
Ho pregato tanto Dio che questo bambino fosse maschio e Lui mi ha ascoltato.
Adesso è ancora presto per tornare al lavoro e sto dedicando questo tempo alla mia famiglia e ai miei figli. Ma anche ad aiutare altre mamme che hanno bisogno di aiuto. Le porto al Segretariato.
Proprio grazie a questi bambini ho capito che Dio mi ama molto e non mi lascia sola nel crescere i miei figli.